Cambiamento terza parte - psicologia e organizzazione aziendale

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Cambiamento terza parte

Psicologia
Terza parte del CAMBIAMENTO

In quest’ultima parte ti proporrò degli esercizi per aumentare il controllo delle tue azioni e tenere sotto controllo l’ansia, lo stress e portarli al tuo servizio per realizzare le tue aspirazioni e I tuoi sogni.
Nelle parti precedent abbiamo visto come iniziare a cambiare le cose e in particular modo abbiamo parlato del LOC, delle resistenze al cambiamento e abbiamo visto alcune tecniche per modificare alcuni aspetti che ci potrebbero danneggiare in alcune occasioni. Adesso vediamo come correggere i nostri comportamenti modificando I pensieri e I comportamenti.
Un cambiamento significativo passa spesso attraverso le emozioni, la percezione di sé, i valori, ecc… Tutti aspetti che riguardano la persona e il suo mondo interno. Allo stesso modo, però, non possiamo negare l’importanza che i comportamenti tangibili e concreti rivestono nella nostra vita. Ad esempio, conosco molti fumatori che sono estremamente convinti del fatto che il fumo sia nocivo, ma continuano comunque a fumare. Questo significa che spesso il nostro comportamento diverge da quelli che sono i nostri valori o i nostri atteggiamenti. Qualsiasi cambiamento nelle nostre abitudini tende a rimanere tale in quanto entriamo nella cosidetta zona di confort. Credo sia indispensabile iniziare con quella che è definita “ComfortZone” e che rappresenta quell’area di attività entro la quale ci sentiamo a nostro agio. Provate a pensare ad una cosa banale, come il tragitto che fate per andare a scuola o al lavoro. La maggior parte di noi, se non tutti, preferisce fare sempre la stessa strada. Ecco, quella strada rientra nei comportamenti della vostra ComfortZone. L’esempio del tragitto non è fatto a caso.
Il liceo nel quale sono andato si trova in una zona della città mentre io abitavo in una altra zona e quindi dovevo per forza prendere I mezzi pubblici oppure alzarmi mezz’ora prima e camminare fino a raggiungere la scuola. I primi giorni provai a raggiungere la scuola seguendo il mio intuit in quanto allora non esisteva la google map o internet per vedere I percorsi.  Trovai una strada grazie alla quale potevo raggiungere la mia meta più velocemente. Ottimo! Per tutto il primo anno di liceo feci quella strada. Ogni mattina sapevo che in 20 minuti sarei arrivato a destinazione ed ero assolutamente fiero di me per aver trovato quella comoda soluzione da solo!
Nel corso dell’anno entrai in amicizia con alcuni miei compagni che abitavano vicino a me e mi invitarono a fare la strada con loro o  prendere I mezzi pubblici con loro in maniera da fare due chiacchere prima di arrivare in classe, ma io fiero della strada che avevo trovato rifiutai e presto vidi che arrivavano prima loro di me. Pensavo che la facessero di corsa per farmi dispetto in quanto non avevo accettato la loro strada. Così cominciai a correre anch’io ma mi accorsi che non migliorava di granchè la prestazione. Come si sa tra adolescenti c’è molta competizione.
Considerate le circostanze decisi di provare ad andare con loro. Il risultato fu sorprendente. Non solo impiegavano la metà del tempo, ma riuscivano anche a fermarsi ad un buonissimo panificio che sfornava cornetti caldi e brioches di ogni genere. Inutile dire che per i 4 anni rimanenti feci come loro, risparmiando tempo e concedendomi qualche peccato di gola. Uscire dalla nostra ComfortZone, quindi, significa correre il rischio di provare qualcosa di nuovo. Cambiare strada può comportare delle incognite, dei pericoli, ma allo stesso modo può essere ciò che ci permette di trarre vantaggi fino a quel momento nemmeno sperati. Pensate ai bambini che imparano a camminare. Attraversano molti ostacoli, cadendo, sbattendo e facendosi male, ma il risultato è in grado di compensare tutti gli sforzi fatti.
Bene, direte, è necessario uscire dalla ComfortZone, ma talvolta può essere veramente molto difficile! Non c’è un modo per facilitare la messa in atto di questo cambiamento?
L’esercizio è rivolto a far sì che possiamo superare quel difficile momento in cui dovremmo iniziare qualcosa ma troviamo mille problemi (leggasi scuse) o difficoltà (leggasi scuse) che ci fanno rimandare a chissà quando il da farsi. Faremo un esempio pratico, tratto dalla vita di tutti i giorni, ma possiamo benissimo applicare questo piccolo esercizio anche ai cambiamenti più importanti. Io l’ho utilizzato per molto tempo per aiutarmi a fare attività fisica e, seppure sono una persona a cui piace studiare ed informarsi, talvolta sono ricorso a questa strategia per aprire i libri quando mi mancava la voglia. L’esempio che faremo qui è: pulire la casa, oppure cucinare.  Sono certo che se vi dico: lavare, pulire, spolverare, ordinare, ecc… vi viene l’ansia! A parte il fatto che abbiamo visto l’esercizio per gestire l’ansia nella seconda parte ok, ci troviamo comunque di fronte a delle mansioni che dobbiamo svolgere. Allora procediamo così: prendiamo un timer (potete utilizzare una sveglia o il conto alla rovescia che si trova in quasi tutti i cellular o il timer di google) e lo impostiamo su “5 minuti”. L’obiettivo è quello di pulire la casa per quei 5 minuti. Che saranno mai?
Ma è impossibile riuscire a pulire casa in 5 minuti!! Certo, avete ragione, ma così facendo riuscirete a superare quello che è l’ostacolo più grande per la maggior parte delle persone: INIZIARE! Quando dovevo andare a correre e non ne avevo voglia mi imponevo di indossare la tuta e scendere in strada. Mi ci volevano solo 2 minuti, ma una volta superato questo primo step non tornavo mai indietro! Anche nello studiare, mi bastava impormi di leggere 1 o 2 pagine per mettere in moto la volontà di andare Avanti.
Insomma, la parte più difficile di un cambiamento sembra essere l’inizio. Riuscendo a superare questo piccolo ostacolo vedrete che il resto sarà molto più semplice.
Questo piccolo esercizio ci porta ad un’altra tecnica molto utile soprattutto quando il cambiamento da fare o l’obiettivo da raggiungere è molto grande. Qualche tempo fa mi contattò una ragazza e mi disse che era veramente molto pessimista sulla possibilità di riuscire a laurearsi. Vedeva di fronte a sé troppi ostacoli da superare, troppi pesi da sostenere per un tempo troppo lungo. Mi accorsi subito che vedeva il suo percorso come un unico enorme muro da superare. Le chiesi quanti anni le mancassero. Mi disse 2. Le chiesi quante materie doveva ancora dare e quante ne aveva lasciate indietro. Mi rispose 12 in totale e le chiesi quanto doveva studiare per la prossima material e mi disse due libri e quante pagine doveva studiare e mi disse circa 150 e  quante pagine al giorno riusciva a studiare e a comprendere e mi rispose 40 e quanto tempo dedicava a questo studio e mi disse 4 ore. Per il tipo di corso universitario mi stupii e le feci I complimenti se con sole 4 ore al giorno e sabato e domenica esclusi avesse già passato tutti quei esami e intendesse laurearsi.
Molto spesso crediamo di essere incapaci di raggiungere un certo obiettivo perché questo è troppo grande. Un modo assolutamente efficace per farcela è quello di scomporre l’obiettivo principale in sotto-obiettivi più piccoli. Come abbiamo visto nell’esempio di prima, possiamo scomporre l’obiettivo in parti più o meno piccole (anni, mesi, giorni, ore, minuti) che saranno sicuramente più semplici da gestire. Per quanto adesso questo procedimento di scomposizione vi sembrerà scontato vi posso assicurare che sono veramente poche le persone che lo mettono in atto.  
Per far sì che funzioni ancora meglio, scrivete i vari sottoobiettivi e ponete una data di scadenza per ognuno di essi. E se vi risultasse difficile fare il primo passo ricordatevi dell’esercizio precedente. Chiudi gli occhi. Beh, ovviamente prima leggi la consegna e poi chiudi gli occhi! Pensa a qualcosa che ti ha fatto sentire veramente bene. Un’esperienza della tua vita nella quale hai provato forti emozioni positive. Bene. Ora chiudi gli occhi e immagina. Non so quale esperienza puoi aver immaginato ma so che in qualche modo nella tua mente si è formata una vera e propria immagine, come una foto o come un film. In bianco e nero o a colori. Nitida o sfocata. Vicina o lontana. Grande o piccola. Veloce o lenta. In primo piano o in terza persona. Insomma, l’immagine che hai visto aveva tutta una serie di caratteristiche. Con l’esercizio che ti proporrò adesso vedremo in che modo il controllare queste caratteristiche può avere conseguenze sul rapporto che abbiamo con le esperienze. Ripensa all’immagine di prima e ingrandiscila. Adesso rendila più luminosa e più colorata. Fai in modo che sia quanto più nitida e in “HD” possibile. Se la vedevi in terza persona prova a spostare la visuale in prima persona. Aggiungi i suoni. Prova a percepire le sensazioni tattili di quel momento.  
Facendo tutto questo molto probabilmente la tua risposta emotiva aumenterà. La gioia che provavi diverrà più grande e sicuramente più piacevole. L’effetto opposto può ovviamente essere raggiunto con il procedimento inverso. Rendi l’immagine più piccola, più lontana, in bianco e nero, sfocata, senza audio né sensazioni tattili. Tutto ciò porterà ad una diminuzione della risposta emotiva. Questo semplice esercizio può essere molto utile nel momento in cui percepiamo che una data situazione produce risposte emotive che vorremmo fossero diverse. Ad esempio quando il pensiero dell’ex fidanzata/o ci fa essere tristi possiamo cercare di allontanare quest’emozione negativa attraverso l’indebolimento delle immagini ad essa correlata. Al contrario, se vogliamo sentirci più propensi e motivati nei confronti di qualcosa possiamo provare a giocare con le variabili che abbiamo visto prima inducendo una risposta emotiva migliore. Insomma, utilizzando le immagini possiamo modificare le emozioni, che a loro volta ci permetteranno di cambiare i nostri comportamenti e le nostre risposte agli eventi.
Questi semplici esercizi possono essere di grande aiuto pere voi per risolvere in parte I problemi e darvi nuova “benzina” per realizzare I vostri sogni e raggiungere le vostre aspettative. Troverete molto altro material sul mio sito web www.attivalamente.com
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