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Problemi sessuali
IL PRIMO COLLOQUIO E COME PROCEDERE
L'inizio del primo colloquio dovrebbe essere considerato il momento del primo contatto reale (per telefono o in altro modo avvenga): è già da lì, infatti, che partono ipotesi e fantasie da parte del cliente e del motivazionale su chi e su che cosa si troveranno da fare e su chi ci sarà di fronte.
Tale contatto dovrebbe essere effettuato dal motivazionale stesso e non da una segretaria perché se ne possono ricavare tutta una serie di informazioni utili (es. a partire da come viene fatta la richiesta, dal suo carattere di urgenza etc.).
È molto importante il modo in cui viene dato il primo appuntamento o il grado di acquiescenza alle richieste. È così che si può già stabilire una regola: chi è che dà le regole, cioè chi dirige in pratica la relazione motivazionale che sta per iniziare.
AI primo impatto visivo noteremo se c'è o no una discrepanza tra l'immagine che ci siamo formati e la realtà dell'immagine in senso proprio. Il paziente viene da solo o è accompagnato? E da chi? Come è vestito, come si muove? Come ci dà la mano? Notare cosa passa in una stretta di mano è notare cosa passa attraverso un contatto fisico nella sua tangibilità.
Arriva il colloquio verbale. I suoi parametri sono diversi:
a, IL TEMPO, in un colloquio professionale, a differenza di un colloquio amicale, il tempo è sempre limitato. Occorrerà dunque averne in testa un'idea anticipatamente; ciò saper suddividere, regolamentare e amministrare dentro di noi l'ora di colloquio.
b. LA CONOSCENZA INIZIALE: raccolta di dati concreti, anagrafici etc.
c. ESPOSIZIONE DEL PROBLEMA DA PARTE DEL CLIENTE.
d. LA SPIEGAZIONE DEL PROBLEMA DA PARTE DEL CLIENTE.
e. LA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA DA PARTE DEL MOTIVAZIONALE.
f. LA CONCLUSIONE: discussione della definizione data sopra, raggiungimento di un accordo su di essa fra motivazionale e cliente, proposta terapeutica, il contratto iniziale.
Il tutto avviene in parte sotto forma di colloquio libero (il motivazionale fornisce degli stimoli minimi e raccoglie invece i dati spontaneamente portati) e in parte sotto forma di colloquio guidato (il terapeuta fa domande esplicite e dirette e ricerca i dati che ritiene opportuni).

IL PRIMO COLLOQUIO E I SUOI CONTENUTI
Il colloquio in genere inizia con un invito a parlare. Sarebbe bene cominciare con un'offerta di aiuto, ad esempio dire: "In che cosa la posso aiutarela/aiutarvi?"; ciò già definisce la relazione come un qualcosa in cui c'è qualcuno che chiede e qualcun altro che aiuta: non sono due amici, è un rapporto professionale.
Si dorrebbe poi tasciare, dopo tale inizio, che il cliente racconti, così come lui sente di esprimersi, non sollecitandolo troppo e limitandosi a prendere le informazioni che lui ci dà.
Una domanda fondamentale è quasi sempre: "Tutto ciò come se lo spiega?". Equivale a cercare di capire sia come il paziente sta male e sia perché sta male e come mai proprio adesso decide di intervenire. Ognuno infatti ha una propria idea della vita. Non è detto che tale nesso sia il nesso reale ma è comunque una connessione importante per comprendere il paziente, in quanto è quello il punto di vista che quella persona ha su di sé, sulla vita etc. Sono i parametri di conoscenza del mondo di questa persona.

IL LINGUAGGIO
Nelle terapie strategiche normalmente la relazione è di tipo direttivo. Ora, direttività non vuol dire affatto prevaricazione ma semplicemente tenere in mano le briglie del colloquio e quindi anche saperlo condurre verso una meta.
Si potrebbe dire che in mezzo al materiale fornito/raccolto si dovrebbe essere capaci di tenere un filo e via via seguirlo e dipanarlo, in mezzo ai molteplici altri fili offerti. Per scendere più sul pratico del linguaggio del primo colloquio, si potrà ricordare che:
1, Una domanda non è mai neutra.
2, Vi è tutta una scala di passaggio dalle domande aperte a quelle chiuse.
3, Le risposte che si ottengono sono direttamente collegate al modo in cui si fanno le domande, sia verbale che non verbale, mentre il vero proponimento dovrebbe essere quello di consentire alla persona di rispondere come vuole e non come vogliamo noi.
Il tipo di linguaggio usato dovrebbe essere ovviamente comprensibile e condivisibile dal cliente. Occorre peraltro precisare i termini anche al di là della loro correttezza e proprietà di uso; dovrebbe cioè essere chiaro, soprattutto, cosa significano per ambedue, paziente e motivazionale.
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